Loreno Sguanci (1931- 2011) fiorentino di  nascita, dal 1952 si trasferisce a Pesaro, che diventerà la sua città d'adozione, per insegnare materie plastiche presso il locale Istituto d'Arte.
Si misura sin dal 1952 con la prospettiva problematica dell'intervento urbano e contribuisce al dibattito in corso sulla dialettica architettonica-ambientale.
Alla fine degli anni cinquanta si intensificano i suoi rapporti con la critica e le gallerie romane e nel 1962 Gaspero Del Corso organizza presso la Galleria "L' Obelisco" la prima mostra personale dello scultore.
Nel 1963 è invitato alla Biennale dei giovani a Parigi e nel 1965 è presente alla Quadriennale d'Arte di Roma dove, nella sala personale a sua disposizione, espone una serie di opere di notevoli dimensioni in legno e in legno e rame che si sviluppano secondo forme organicistiche.
La sua curiosità e la sua necessità di conoscere lo portano a visitare vari paesi europei per tornare poi a Pesaro nel suo studio a continuare la sua ricerca che negli anni settanta affronta, con rinnovato vigore, lo studio del segno e delle sue molteplici valenze grafiche intese come elementi essenziali per dar corpo al complesso rapporto logico-emozionale esistente tra presente e memoria.
Gli anni ottanta e novanta sono caratterizzati da opere di notevoli dimensioni realizzate con un legno durissimo, l'Azobè, chiamate le "Grandi Tavole dei Segni", in queste opere la trama si infittisce a creare giochi di luce che seguono le scansioni geometriche dei pieni e dei vuoti in un costante rimando all'idea di una razionale espansione della crescita.
Lo sviluppo della ricerca artistica di Loreno Sguanci è, dalla fine degli anni novanta, tesa ad approfondire il concetto della forma intesa come presenza densa di antiche e nuove valenze.